MANCANZA DI DESIDERIO

"Vorrei desiderare il mio compagno, ma non sento più attrazione!" 

"Provo desiderio per altre persone ma non per la mia compagna" 

"Non provo più eccitazione. È come se non sentissi più alcuna sensazione genitale" 

"Non provo desiderio genitale e sto bene così" (asessualità, ne parliamo a parte)

E se la mancanza di desiderio fosse un adattamento creativo?

 

La mancanza di desiderio può essere funzionale al vivere una vita serena e tranquilla, priva di dolore e di pericolo, escludendo le sensazioni genitali.

Si privilegia la sicurezza a scapito del piacere. Talvolta questa soluzione funziona, pur con i suoi costi (ad esempio in termini di scarsa vitalità) altre volte no e la coppia rischia la morte stessa della relazione.

 

Le coppie di lunga durata stanno facendo uno sforzo e pagando dei prezzi per evitare le separazioni ormai dilaganti.

La nostra ipotesi è che il calo di energia sessuale non sia intrinseco alla coppia, ma dipenda dal rimanere aggrappati ad un modello patriarcale di coppia che forse non è più sostenente per le caratteristiche del nostro secolo.

La coppia si sta dimostrando la realtà più fragile e difficile da sostenere. È paradossale che sulla coppia monogamica si basi tutta la progettualità familiare, e non ci sia sostegno a livello culturale per esplorare percorsi alternativi, modi differenziati di stare insieme…..

I partner oggi hanno alzato le aspettative legate all'essere coppia: non basta protezione economica e compagnia, vogliono ricevere amore, attenzioni romantiche e sentirsi desiderati.

Prima della rivoluzione agricola non aveva senso di esistere la coppia monogamica e la sessualità era vissuta all'interno del gruppo dei cacciatori. Rafforzava i legami comunitari. L'avvento dell'agricoltura ha modificato profondamente non solo la struttura economica e sociale, ma l'esperienza sessuale. Nasce la società patriarcale come oggi la conosciamo , basata sulla proprietà privata, l'accumulo di beni e tecnologie che vengono tramandati nelle generazioni. In una parola: il "patrimonio".

La sessualità spesso è sostituita con l'eccitazione data dall'aumento dei beni, che non comporta rischi in quanto i beni sono oggetti e quindi, a differenza degli esseri umani, sono controllabili.

Il patriarcato si esprime nel possesso, dominio, controllo, nell'eliminazione dei nemici, dei predatori, delle erbe infestanti, tutto ciò che può portare alla perdita del controllo. Così nella coppia.

Privilegiare la monogamia vuol dire preferire la sicurezza e ridurre il rischio di soffrire, rinunciando all'eccitazione portata dalla presenza di altri partner e/o dalle fantasie e ricerca di esperienze nuove. Tranquillità e sicurezza versus eccitazione e crescita.

Consapevoli che se diminuisce molto la sicurezza l'ansia aumenta e troppa ansia porta a desensibilizzazione e chiusura nella coppia. Così come troppa sicurezza e tranquillità porta alla noia e all'inedia che nuovamente desensibilizza e allontana.

Avere relazioni extraconiugali risveglia la sessualità, ma rimaniamo sempre all'interno del modello patriarcale della coppia, anzi, avere amanti lo rafforza, più che denunciarne le crepe.

 

Un tempo riguardava soprattutto le donne, ora non più!

 

Tipicamente la mancanza di desiderio si manifesta nella donna nei confronti dell’uomo, ma ora che le relazioni stanno diventando più paritarie riguarda anche l’uomo e le coppie gay e lesbiche.

La mancanza di sensazioni genitali rispetto al/alla partner può diventare la migliore soluzione possibile per portare avanti un rapporto che non riesce a modificare.

 

Esprime un rifiuto non solo di aspetti specificamente relazionali specifici della coppia, ma in un'ottica sociale più allargata, di un modo culturale di vivere la sessualità in cui le persone non si riconoscono!

 

Se guardiamo la mancanza di desiderio (espressa da un solo partner) dal punto di vista di campo, frequentemente ci troviamo di fronte ad uno sbilanciamento all’interno della relazione: uno dei due sta diventando dominante nei confronti dell’altro/a che si vive oggettivizzato/a. Può essere una dinamica che crea sofferenza e che sta alla base di questo disturbo, oppure una conseguenza viziosa che si crea successivamente. In ogni caso contribuisce a creare sofferenza nella coppia.

 

 “Vedrai che se poi cominci ti piace… ” o “È tanto tempo che non lo facciamo, io ne ho bisogno! ” o “Fallo per me! ” o “Non puoi lasciarmi così... ”.

 

Quest’ultima frase è frequente quando il/la partner perde il desiderio durante il rapporto sessuale.

Chiedere ad un’altra persona di fare sesso anche se non lo desidera, vuol dire chiederle di rendersi un oggetto e noi diventiamo dominanti.

Gli oggetti operano non partendo dal desiderio ma da un programma, gli esseri viventi agiscono spinti dal bisogno o dal desiderio.

Se io mi forzo a fare l’amore senza sentirne il desiderio ma per la richiesta dell’altro mi rendo un oggetto, perché nego le mie sensazioni. È anche possibile che facendolo io poi sviluppi un’eccitazione genitale e magari sperimento anche una forma di orgasmo, ma la mancanza di desiderio resterà impressa in noi e tenderà a fare aumentare il rifiuto nei confronti dell’altro/a.

 

La mancanza di desiderio non è un problema, ma è una soluzione che denuncia ciò che sta avvenendo nella coppia. Il fatto che venga espressa solo da uno dei due non vuol dire che sia un problema di quella persona, ma solo che questa è l’elemento attraverso cui la sofferenza della coppia si sta esprimendo. Probabilmente è l’elemento più sensibile o più sotto pressione o con una storia che gli/le fa vivere con sofferenza l’essere oggettivizzata/o.

 

Come possiamo vedere, la terapia della Gestalt ha una visione molto diversa dall’approccio cognitivo-comportamentale. Per quest’ultimo il sintomo (mancanza di desiderio) non è la soluzione che la coppia è riuscita a trovare per restare insieme, ma è il problema da eliminare grazie ad un approccio strategico.


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