PERCORSI DI EDUCAZIONE SESSUALE PER SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO


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PERCORSI DI EDUCAZIONE SESSUALE PER SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO

L’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea (oltre a Lituania, Polonia, Bulgaria e Romania) in cui ancora oggi l’educazione sessuale non è obbligatoria. Nella maggior parte dell’Europa l’insegnamento dell’educazione sessuale è obbligatorio da molti decenni.

  • DOV’E’ L’EDUCAZIONE SESSUALE OGGI?

    L’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea (oltre a Lituania, Polonia, Bulgaria e Romania) in cui ancora oggi l’educazione sessuale non è obbligatoria. Nella maggior parte dell’Europa l’insegnamento dell’educazione sessuale è obbligatorio da molti decenni. In Francia, ad esempio, viene insegnata dal 1973 e le scuole medie devono fornire preservativi agli studenti di terza. In Norvegia sono stati inseriti nel piano formativo argomenti come la masturbazione, la sessualità di genere, ecc. ed è stato trasmesso in televisione un programma sui primi approcci alla sessualità e sui cambiamenti puberali rivolto specificamente ai bambini/e di quinta elementare.


    Se guardiamo i contenuti promossi nei programmi attuali, essi per lo più contemplano l’anatomia e la malattia, o si limitano ad indicazioni grigie di prevenzione delle malattie, determinate per lo più dalla moralità e dalla paura. È inverosimile che nella maggioranza dei testi scolastici di anatomia degli organi sessuali non sia nominato né raffigurato il clitoride. Quale messaggio trasmette ai giovani questa omissione?


    Oltre alla mancanza di informazioni scientifiche, molte sono le tematiche che i nostri libri di testo omettono e sono lasciate in mano alla libera iniziativa degli insegnanti.


  • COSA PROPONIAMO

    Percorsi di Educazione Affettiva e Sessuale per Scuole Elementari, Medie e Superiori, differenziati in base alle esigenze specifiche e gli obiettivi delle scuole che ne fanno richiesta. 


    Stimolando laboratori peer to peer sui temi del consenso, dell'identità e del corpo, utilizzeremo il cinema, il teatro e il multimedia per aprire insieme un dibattito sulla sessualità consapevole. 

    I protagonisti saranno bambinə e ragazzə che potranno esprimere in un clima sicuro domande, dubbi, riflessioni e imparare grazie al confronto con le esperienze degli adulti e dei pari.


    In linea con il “Documento standard per l’educazione sessuale” dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che definisce le linee guida, proponiamo un programma di base che spieghi cos’è il “consenso attivo” e le pratiche per la creazione di safe space, che includa testimonianze di persone che hanno lottato per scoprire la propria identità sessuale, che insegni il rispetto e incoraggi gli studenti a pensare al desiderio, e a reagire alla violenza, alla stigmatizzazione, che sappia andare oltre la visione binaria di genere in cui il nostro stesso linguaggio è intrappolato. Che insegni alle ragazze a dire di no, e ai ragazzi che è necessario un esplicito “sì”.

  • CITAZIONE DEL DOCUMENTO DELL’OMS

    Educazione sessuale significa apprendere relativamente agli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità. 


    L’educazione sessuale inizia nell’infanzia e continua durante l’adolescenza e la vita adulta e mira a sostenere e proteggere lo sviluppo sessuale. Gradualmente essa aumenta l’empowerment di bambini e ragazzi, fornendo loro informazioni, competenze e valori positivi per comprendere la propria sessualità e goderne, intrattenere relazioni sicure e gratificanti, comportandosi responsabilmente rispetto a salute e benessere sessuale propri e altrui. Tutti gli individui, durante lo sviluppo, hanno diritto ad accedere all’educazione sessuale adeguata alla loro età come affermato dai diritti umani e ratificati a livello internazionale in particolare dal diritto all’accesso a informazioni adeguate relative alla salute. 

  • CONTATTI

    Se sei un/una insegnante, un/una preside, se sei un genitore interessato/a a sostenere i giovani sui temi della sessualità puoi contattare il referente delle nostre attività: 


    Bellini Barbara:  barbaragestalt38@gmail.com


CHE COS'È IL CONSENSO?

(tratto da Making of love, 2020)

  • Come si esprime il consenso?

    Può manifestarsi nel dire di no oppure nel dire di sì. Può essere dato. Può essere tolto, perché ognuno ha il diritto di cambiare idea. Può essere dato quando non si vorrebbe darlo, perché si è obbligati dalla situazione in cui ci si trova o si è alterati dalle droghe o dall’alcol. Può essere silenzioso e mostrarsi con un cenno.


    Purtroppo può accadere che il consenso venga violato. Nei momenti di intimità si è facilmente vulnerabili e spesso le persone non dicono nulla pur di accontentare il/la partner. Nonostante a volte ciò non dipenda da noi, si possono fare due cose per cercare di non ritrovarsi in una situazione simile: essere ben consapevoli del diritto che si ha di manifestare ciò che si vuole o non vuole e, dall’altra parte, accertarsi che il partner sia a suo agio e abbia dato il suo consenso.


    In passato si dava per scontato che fosse solo la donna a dover accettare o a dover essere convinta, mentre l’uomo era sempre pronto ad avere rapporti in ogni momento. Questo è ovviamente un falso mito. Tutti infatti hanno un desiderio sessuale variabile e non avrebbe senso decretare una regola oggettiva.

    Anche la “seduzione da strada” nasce da questo preconcetto: se l’altro è semplicemente da convincere, si arriva a pensare che il no non sia un reale stop ma solo un modo per portare avanti il gioco del flirt. Ma così facendo si scavalca l’altro come individuo e lo si relega a oggetto. A maggior ragione, in un rapporto intimo o sessuale è necessario che ci sia disponibilità reciproca ma come per una donna l’essere lubrificata non vuol dire dare il consenso, anche per un uomo avere un’erezione non significa per forza voler fare sesso.

  • Perché è così difficile chiedere/dare il consenso?

    In tanti dicono di sentirsi strani a “chiedere queste cose” perché rovinano l’atmosfera e la spontaneità. Ma il concetto di sesso senza errori e senza intoppi non esiste: lo vediamo nei porno, ma rimane sullo schermo, è finzione. La realtà è diversa, fatta di incertezze e sbavature, e la goffaggine è un tratto tipicamente umano. Mettere il consenso al centro renderà il chiedere e informarsi sui limiti dell’altro una pratica pienamente accettata nel nostro contesto socio-culturale.


    Un altro motivo per cui è difficile chiedere è il concetto del rifiuto, una paura ancestrale legata alla non accettazione. Temiamo il no: ci fa sentire sbagliati, lo associamo al “rifiuto della nostra persona” e non dell’atto in sé; finiamo col pensare che il nostro valore come essere umano diminuisca. Ma non è così: anzi, a volte il rifiuto è una forma di rispetto nei nostri confronti e in quelli del partner, che in quanto tale dovrebbe volere anche il nostro piacere. Se la risposta è “non ora” o “quello no”, ci sono sempre altre possibilità: dal rifiuto può nascere un’altra sintonia che venga incontro a tutti.


    La comunicazione continua è fondamentale per normalizzare il consenso. Si possono dare feedback prima, durante e dopo; e non sono da interpretare negativamente, sono anzi uno spunto, un aiuto per capire come potersi migliorare. «Non ho voglia di farmi sculacciare, ma se vuoi puoi bendarmi» è un modo di proporre un’alternativa e non deve essere interpretato come una critica. E se non si riesce o non si può comunicare verbalmente, il linguaggio del corpo è dalla nostra parte.

    Esempi di possibili frasi:

    •  Cosa ti va di fare?
    • Cosa posso fare per darti piacere?
    • Cosa ti dà piacere?
    • Mi piacerebbe provare questa cosa insieme a te, ti va?
    •  Mi consigli qualcosa che possiamo fare insieme?

    ... e così via. L’importante è ricordarsi di lasciare sempre aperta la possibilità all’altra persona di dire quello che ha davvero voglia di fare.


  • Come riconoscerlo?

    È necessario. Anche a livello legale, in quanto si parla di diritti umani che vanno protetti.

    È libero, non può esistere sotto pressione, in caso di manipolazione, coercizione e abuso di potere. Questo vale anche quando non siamo coscienti o responsabili di quello che stiamo facendo perché sotto l’influenza di alcol o droghe. Se manca la coscienza non possiamo fare una scelta consapevole.


    È entusiasta, ovvero dev’essere un sì sentito e non una risposta data a seguito di un’insistenza. In questo caso il linguaggio non verbale ci viene incontro.


    È informato. Se parte da una bugia o da un’omissione, non può essere consenso. Per esempio può capitare che il partner si sfili il preservativo durante l’amplesso senza dire nulla all’altra persona. L’inglese riassume questa situazione in una parola: steal-thing. Se esiste un termine così specifico, vuol dire che è una pratica piuttosto frequente.


    È specifico, un sì non è mai assoluto. Per assurdo, se si accetta di fare sesso anale non è detto che si abbia voglia di baciare il partner. Ecco perché è importante la comunicazione continua: si deve essere costantemente allineati su ciò che ogni partner coinvolto vuole, desidera o non gradisce in ogni momento.


    È variabile. Nel momento in cui si dà il consenso a fare una certa cosa, si può cambiare idea in ogni momento. Questo cambio di intenzione deve sempre essere accolto con rispetto.

  • Che cosa non è consenso?

    Non è una promessa. Se desideri qualcosa adesso, potresti non volerlo in futuro. A volte è difficile da accettare, ma è la nostra natura: siamo esseri umani e cambiamo idea.


    Non è un favore. Dire: “Dai, fallo per me!” non ha senso e mina il piacere reciproco. Così il rapporto appare come un regalo da fare a qualcuno e viene meno l’interesse di entrambi.


    Non è dovuto. Il “pagamento in natura” è un falso mito. Se stiamo insieme, se abbiamo fatto sexting o ci siamo baciati con la lingua, ciò non implica comunque una disponibilità costante. E se mi hai offerto la cena non significa che per sdebitarmi sia tenuta a fare sesso con te.


    Non è dato da uno stile di vita o da un modo di esprimersi. Se desidero avere numerosi partner sessuali, non implica che voglia andare a letto con tutti quelli che incontro. Così come il modo di vestirmi e mostrarmi sui social non determina il mio consenso.


    Non è un sì dato sotto gli effetti di alcol o droghe oppure in seguito a una manipolazione, un obbligo, un ricatto o un’autorità.


    Non è solo diretto. Per essere sicuri si deve escludere tutto quello che non è un sì propositivo. In questo ambito non può esistere il “silenzio assenso”, “chi tace acconsente”, a maggior ragione se si è evidentemente a disagio e lo si comunica tramite il linguaggio del corpo. Stesso discorso è applicabile a espressioni come: “Va beh, se proprio ci tieni va bene”. Non è un sì sentito e pertanto non è valido.

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